Angoscia

 

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Un dio martoriato
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Ho aspettato che i piccoli fiori di prato diventassero arbusti, ascoltando l'urlo del coyote, nascosta nella pelliccia dell'orso che mi ha stretta all'ultimo destino. Colori sfumati, impenetrabili ore tinte di nulla. Ho represso l'orda selvaggia delle ombre, ho invaso lo spazio del silenzio.
Sbatte la porta, chudendosi alle spalle dilaniate dal peso insostenibile, il "divenire". Attonite stille di sale corrodono le labbra contorte nella smorfia abituale. Mi svesto di brandelli raccolti nella discarica della solitudine.
Quando le mie gambe andranno oltre me stessa, quando il mio sguardo rinascerà nell'immagine nitida del vuoto, morirò nell'euforia, "latrando" l'odiata canzone.....

RECENSIONE MARICA 26.O5.03

Perché in prosa? E’ decisamente poesia. Una poesia che in ogni parola trasmette un dolore lancinante e un rimpianto per una vita non vissuta come tale
(Ho aspettato che i piccoli fiori di prato diventassero arbusti)
si staglia la figura della donna- madre che dedica la sua vita ai figli tra indicibili difficoltà ( l’urlo del coyote) cercando rifugio in qualcuno o qualcosa che poi la condizionerà per la vita (nascosta nella pelliccia dell'orso che mi ha stretta all'ultimo destino). Una vita scialba (colori sfumati) dolorosa e vuota (impenetrabili ore tinte di nulla). Si è fatta forza ed ha lottato (Ho represso l'orda selvaggia delle ombre, ho invaso lo spazio del silenzio) ma la vita le ha sbattuto la porta in faccia negandole un futuro diverso (Sbatte la porta, chiudendosi alle spalle, dilaniate dal peso insostenibile, il "divenire). Ormai la tristezza e il dolore sono la sua “vita?” ("! Attonite stille di sale corrodono le labbra contorte nella smorfia abituale).” Mi svesto di brandelli raccolti nella discarica della solitudine.” In questo verso c’è tutta la sofferenza maturata nel tempo e nella solitudine. E’ stata privata di tutto, anche delle più piccole gioie, forse anche di quel contatto con i suoi fiori di prato che una volta arbusti hanno presa la loro strada dimenticando la sua esistenza.
(Quando le mie gambe andranno oltre me stessa, quando il mio sguardo rinascerà nell'immagine nitida del vuoto, morirò nell'euforia, "latrando" l'odiata canzone...) quando la sua morte spirituale arriverà si sentirà liberata ma risentita e non canterà ma andrà latrando la sua triste vita