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Ho combatutto tutti i mali, fisici e mentali, mi
sono avventurata nelle "sabbie mobili", mi sono aggrappata all'abero
della vita allungando "l'ultima mano". Ora la solitudine mi copre
come una coperta alienante. Perchè tanto vigore? Perchè tanta elemosina? Ho
forse chiesto più di quello che potevo avere? I viaggi dell'anima sono
sentieri che si evolvono in spire di travaglio. Abbraccio il
"tenero" nulla nell'immodestia dei miei desideri.
Rinascerò nel grembo di una madre smemorata. Nessun parto potrà più espellermi dalla materia. Mi farò cappio della corda che mi unisce al primo vagito. Non solcherò il mare d'acqua che mi sommerge nell'incavo di un ventre fecondato da "geni" storpi, non urlerò l'inno alla vita. Morirò nel silenzio vischioso di sangue coagulato da memorie profumate, "benedette" dall'empirica impronta d'un dio martoriato.
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