Viola

 

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Viola
Un dio martoriato
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Parli di viole? Ne ho profuse a piene mani. Intendi il "colore" del glicine?
Mi sono abbarbicata fin dove nessun appiglio poteva sostenermi.
Nell'innocenza voluta s'apre il disincanto. Rovino nel vuoto. S'apre la voragine inaudita e, senza peso cado fra sassi e alghe che s'attorcigliano ad un cuore sterile. Hai divelto la radice
dell'essenza mia profonda. Ululo alla luna, come "mannaro" confuso nell'ode, nella melodia della linfa, nei brandelli di una preda dimenticata. Sono lupo stordito, trasmigro nell'ovino, mi divoro nel male opaco del consapevole domani. Aprirò l'uscio del mio rifugio nella pietà d'esser vera?