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Sono le diciotto di un pomeriggio di fine estate. Qui, dove l’orizzonte è frastagliato da onde ritmiche di monti incoerenti, l’estate finisce molto prima che in qualsiasi altra parte. Finisce anche dentro di me…..credo sia finita da molto. I miei occhi cercano attenti qualche volto amico, qualche situazione che possa esaltare questo piccolo momento di calore che si trascina nel tempo, nella mia mente. Il nulla appare sotto forme di maschere che sogghignano beffarde, guardo e non vedo, vedo e non riesco a trattenere le immagini, svaniscono come l’estate ed il desiderio di trattenerla. Poi come sempre la connessione, l’assurdo, l’incontenibile desiderio di comunicare, di giocare, di sognare, di essere sempre e comunque. Retorica, dice qualcuno, retorica e banalità. Il mio approccio con la tecnologia è storia recente. Risale a circa sette anni or sono. Ho sempre rifiutato categoricamente tutte le cose fredde, prive d’immaginazione, di fantasia, dove l’essenza non può esprimersi al meglio, dove tutto è razionale e logico, prestabilito, programmato. Anche la semplice accensione di un videoregistratore per me era fonte di perplessità, non m’interessava. E poi il computer. Il mio lavoro si sarebbe fermato a delle trascrizioni cartacee se non mi fossi piegata al volere dei miei diretti superiori, mi sarei fossilizzata, sarei rimasta “la scrivana”, figurina decaduta da tempo. Rapido ragionamento: non avrei comunque rinunciato alle mie naturali tendenze, era solo un compromesso che mi avrebbe permesso di conoscere un ambito nuovo che non avrei mai amato ma solo accettato per adeguarmi, per vivere il mio tempo. Inutile dire che l’impegno totale, dettato da un certo orgoglio caratteriale, ha permesso che da autodidatta sia riuscita ad apprendere una valanga di informazioni tecnologiche. Mi sono trovata di fronte a questa macchina, qualche piccola “dritta” e poi “arrangiati”, funziona sempre così ed io mi sono arrangiata. Ora percorro questa strada con una certa sicurezza anche se sono convinta che essendo un campo enormemente vasto non avrò mai la situazione totalmente sotto controllo. Conosco tutto quello che serve per lavorare…ora informatizzo, le mie mani sono agili, pigiano la tastiera con una certa disinvoltura, il mio orgoglio è appagato ma…eh si, la mia esperienza va oltre le informazioni che inserisco abitualmente. Era da tempo che sentivo parlare di internet, di modem, di connessione, di possibilità ci conoscere, in una parola sola “navigare”, termine tecnico per definire contatti immediati col mondo della cultura in generale, la possibilità di parlare in tempo reale con altre persone attraverso la scrittura. Un anno fa la grande scelta: modem, iscrizione a tin.it e una curiosità indescrivibile. Anche stavolta, a parte qualche informazione preliminare, mi sono “arrangiata”. Sapevo che il mondo dei dialoghi è definito “chat line” ma non intuivo da dove cominciare: dopo vari inutili tentativi, con una testardaggine degna solo di chi è abituato a non arrendersi mai, finalmente mi comparve la prima chat che osservai con un certo timore. Seguii attentamente le istruzioni e mi si aprì una pagina talmente buffa che non ho potuto trattenere una grossa risata. Buffe faccine, piccole caricature, abbinate a dei nomi stranissimi (nick name), io scelsi Butterfly, avevo voglia di volare. Non sapevo come e neanche dove sarei arrivata.
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